Ecco uno dei colori più amati da uomini donne ed artisti.
Associato comunemente all’armonia e alla fedeltà, all’immaginazione ed anche alla tristezza, occupa nell’arte un posto speciale con la sua gamma infinita di sfumature.
La sua storia nella pittura muove i passi dall’antico Egitto e la sua preziosità ha contribuito allo scambio culturale tra i popoli, causato lotte commerciali e contribuito ai cambiamenti sociali.
Anticamente era ottenuto dalla macinazione dei lapislazzuli il che rendeva in pittura il pigmento blu oltremare, il più costoso di tutti. Le pietre venivano estratte dalle miniere dell’Afghanistan e poi esportate in tutte le parti del mondo antico, (da qui il suo nome ‘oltremare’).
Difficile da trovare in natura, in Egitto, già del 2500 a. C., fu prodotto anche artificialmente creando il primo blu sintetico della storia: veniva utilizzato al posto del blu oltremare per colorare parti dei paramenti funerari e oggetti della sepoltura meno preziosi ma sempre associati al divino.
Nel corso della storia non ha avuto però sempre lo stesso valore.
Nell’epoca dell’antica Roma fu legato ai barbari che si dipingevano la faccia di blu per spaventare il nemico (blu deriverebbe dalla parola germanica blau), e poi, durante il Medioevo, diventò il colore simbolo della povertà poiché tipico delle vesti degli umili, colorate con tinture di scarsa qualità ricavate dalla pianta del guado.
Tutto cambiò intorno al 1130 quando fu ricostruita la basilica di Saint Denis: qui le vetrate furono realizzate con il cobalto che combinato con la luce del vetro rosso illuminarono la chiesa di una luce violetta-bluastra che la rese una vera meraviglia del mondo Cristiano. Questo particolare blu fu chiamato blue de Saint-Denis e il colore fu nuovamente associato al divino rafforzando questa sua connotazione quando la Chiesa stabilì che il blu, precisamente il blu oltremare, dovesse essere associato alla Vergine Maria: il blu diventó così anche simbolo di santità, umiltà e virtù. Questo blu così prezioso e di qualità purissima era proprio quello proveniente dall’Afghanistan, ed essendo il più costoso di tutti fu anche il colore dei re (Luigi IX di Francia fu il primo ad utilizzarlo) tanto che, per utilizzarlo, occorreva anche una particolare licenza.
Bisogna tener presente però, che anche altri blu erano conosciuti nel Medioevo e poi nel Rinascimento (azzurrite -Dürer, blu cobalto- Tiziano, Tintoretto, Van Dyck), ma nel periodo della prospettiva questa gamma di colori perse un po’ del suo valore mistico partecipando alla costruzione prospettica dello spazio: fu utilizzato soprattutto per equilibrare e armonizzare gli accostamenti con il rosso (maestro in questo fu Raffaello).
Il blu oltremare restava in ogni caso, il colore più prezioso (tanto che il suo utilizzo era precisato e sottolineato nei contratti di commissione), mentre invece l’uso del blu diventava sempre più comune negli abiti, soprattutto il cosiddetto pastello, tinta però molto nociva. Fortunatamente, dopo lunghe lotte commerciali e politiche il pastello fu sostituito con l’indaco, molto più conveniente per il rapporto qualità prezzo.
Con l’arrivo della pittura ad olio cambiò completamente l’uso dei colori in pittura e la possibilità di mescolarli permise di raggiungere sfumature fino ad allora impensabili.
Nei secoli XVIII e XIX, l’invenzione dei pigmenti sintetici ampliò ancora di più la tavolozza dei pittori: basti pensare che tra i 20 colori più usati dagli impressionisti, 12 erano nuovi colori sintetici tra cui vari blu.
Questa nuova importanza del blu era anche figlia della teoria dei colori di Chevreul che dimostrò che mettendo vicini i colori complementari se ne accresceva l’intensità: è per questo che Monet mise accanto un blu vivido del cielo ad un sole arancione brillante. Inoltre, gli artisti impressionisti, accorgendosi delle sfumature di colore delle ombre miscelarono sempre più i blu con i Verdi, i gialli e i rossi: il blu diventò il loro colore preferito e, man mano, sempre più utilizzato per esprimere umori sentimenti ed atmosfere: Van Gogh scrisse testualmente che “ mette atmosfera intorno alle cose”.
Nel XX secolo il potere emotivo di questo colore è stato sempre più riconosciuto da molti artisti spesso diventando il protagonista stesso delle opere utilizzato per rappresentare atmosfere malinconiche (Picasso periodo blu), spirituali ed universali (Kandinsky), fantastiche ed emotive.
Nell’arte della seconda metà del 20° secolo, il distacco dalla rappresentazione oggettuale in sé diventò sempre più forte e i pittori del movimento espressionista astratto cominciarono a usare il blu e altri colori in forma pura, senza alcun tentativo di rappresentare nulla, sempre più interessati all’assoluto tentativo di ispirare idee ed emozioni. Il pittore Mark Rothko osservò che il colore era “solo uno strumento”; il suo interesse era “nell’esprimere emozioni, tragedia, estasi, rovina e così via”.
Con Yves Klein diventò anche possibile possedere il proprio colore del blu. L’artista francese creò un blu specifico chiamato International Klein blue, che ha brevettato, di un tono particolarmente brillante.
Il blu quindi, nei secoli, è diventato sempre più un colore evocativo e profondo da poter essere addirittura personalizzato grazie alla possibilità di infinite combinazioni; è talmente evocativo che diventa quasi naturale associarlo alla musica: “Il blu risuona dentro di noi come colore e come sensazione di profondità.”
Per questo Kandinsky, che era pittore ma anche violoncellista, scrisse: “Da un punto di vista musicale l’azzurro assomiglia a un flauto, il blu a un violoncello o, quando diventa molto scuro, al suono meraviglioso del contrabbasso; nella sua dimensione più scura e solenne ha il suono profondo di un organo”.
E il blu rimanda persino ad un vero e proprio genere musicale pieno di malinconia e ricco di emozioni: il blues.
Si fa presto a dire blu! Ma...
1.Cianometro del XVII secolo
2. Giotto
3. Rogier Van Der Weyden
4. Monet
5. Degas
6. Matisse
7. Redon
8. Miro’
9. Yves Klein
10. Andy Warhol
11. Yahoo Kusama
”ci sono intensità di blu anche oltre il blu più limpido che si possa immaginare.”
(David Forster Wallace)
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